ISPIRAZIONE

Restituire agli ospiti un’esperienza più simile a quella che potrebbero vivere a casa mia, casa nostra…

Il progetto Bisso Bistrot nasce da un’esigenza specifica: restituire agli ospiti un’esperienza più simile a quella che potrebbero vivere a casa mia, a casa nostra – “si mangia, si beve e ci si relaziona sulla riga del mio gusto’’ – recuperando l’atmosfera della taverna, ‘a tavola è trazzera (trad.: la tavola è come la trazzera, ovvero sentiero che lungo il suo percorso incontra case, dove un tempo veniva offerto ristoro ai viandanti), luogo vissuto tutto il giorno, in cui si poteva anche portare il cibo e il cuoco lo cucinava per te, dove tutte le classi sociali si incontravano; Palermo ne era disseminata!
Per questo progetto la scelta della location era fondamentale, e una volta incrociata sulla mia strada la Libreria Dante la scelta è stata quasi obbligata.
I locali della Libreria Dante – originariamente (1875 circa) occupati dal Caffè Umberto I – per caratteristiche storiche e architettoniche legate alla belle époque, come raccontano ancora oggi le sue mura richiamando lo sfarzo reale dell’Italia dell’epoca, si prestano perfettamente al mio progetto, e l’idea della taverna si trasforma in bistrot, diventa Bisso Bistrot.
Inizialmente avevo pensato di chiamare il bistrot “Bisso Caffetteria con cucina” appunto ciò che è un bistrot.
Il termine bistrot deriva dal russo bistro, che significa presto, veloce, di corsa, per noi a Palermo amunì, andiamo, su, presto! Secondo una vecchia leggenda, ai tempi dell’occupazione russa di Parigi nella metà dell’Ottocento, i soldati russi, a cui era vietato bere alcolici, temendo di essere scoperti dagli ufficiali, chiedevano da bere dicendo “bistro, bistro!” – soldati peraltro malvisti dagli osti che li servivano molto lentamente – e così i parigini cominciarono a scrivere sulle insegne delle brasseries BISTRO, BISTROT.

La storia ci precede sempre, e ci insegna che non ci troviamo in un luogo – fisico o mentale – per caso.

Dopo lunghi anni impegnato nella ristorazione, ormai stanco del folclore della mise en place, voglio creare il mio bistrot accogliente e casalingo, abbordabile per tutte le disponibilità economiche, che offre buon cibo e beveraggio senza rinunciare alla qualità della materia prima, donando le competenze in materia di cucina e trasformazione, tradizione e ricerca.
La storia ci precede sempre, e ci insegna che non ci troviamo in un luogo – fisico o mentale – per caso…
…l’antico Caffè Umberto I in voga nella seconda metà dell’Ottocento in Europa, dove si narra che il re in visita periodica a Palermo vi si recasse a pranzo, agli inizi del ‘900 viene diviso in tre aree, abbigliamento, drogheria, libreria. Da quel momento in poi si succedono la Libreria D’Agate, la Libreria Dante già D’Agate e la Libreria Flaccovio; e proprio con quest’ultima gestione si intreccia la storia di mio nonno e della mia famiglia.

C’è chi deve nutrire il corpo e chi deve nutrire la mente

Nino Bisso

I Bisso, maestri tappezzieri genovesi, allestivano le navi da crociera della flotta “Rubattino”; trasferitosi a Palermo il cantiere navale porta con sé le maestranze, e così all’inizio del ‘900 anche i Bisso da Genova si spostano a Palermo.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale il cantiere navale si converte per la costruzione di navi da guerra; la famiglia Bisso deve reinventarsi.
Mio nonno, Antonino Bisso, appassionato di libri , ci raccontava che durante la guerra vendeva al mercato nero di Piazza San Domenico libri usati, e la battuta che gli veniva sempre rivolta era: “Nino qui si muore di fame e tu vendi libri?”, e lui: “C’è chi deve nutrire il corpo e chi deve nutrire !a mente” e aveva ragione: vendeva!

Narrazioni d’un tempo lontano, ma che hanno il sapore dell’amore per la propria terra e il lavoro

Con la fine della guerra si ripropose il problema della sopravvivenza; passeggiando per la via Ruggero Settimo nonno Nino incontrò il giovane Flaccovio che provava ad avviare la sua libreria dopo la miseria prodotta dalla guerra; i due si piacquero e cominciarono a collaborare. Mio nonno con le prime auto andava in giro per la Sicilia a vendere i libri di Flaccovio; tra i racconti più divertenti che ricordo dall’infanzia c’è quello in cui nonno Nino viaggiando era diventato anche un meccanico, portava con sé pignoni e altri pezzi di ricambio pronti in caso d’uso, per assicurarsi il ritorno a casa dalla provincia più lontana in Sicilia! Narrazioni d’un tempo lontano, ma che hanno il sapore dell’amore per la propria terra e il lavoro.
Negli anni ’60 viene aperto da Flaccovio il punto vendita in Via Maqueda presso la Libreria Dante, il resto è storia: Flaccovio, editore illuminato qual era – ha editato importanti pubblicazioni e mostre d’arte contemporanea, anche con la collaborazione di mio nonno, che fu poi nominato Cavaliere del lavoro.
Recentemente ho incontrato la segretaria di Flaccovio, che ricordava con occhi gonfi e lucidi il rapporto conflittuale tra i due: mio nonno – conservatore – che si opponeva alle visioni di Flaccovio, generando quel conflitto che però garantiva equilibrio nel processo creativo, assistendo l’editore nella realizzazione di opere diventate capolavori,
passati al vaglio scrupoloso e rigido di mio nonno.

La storia della famiglia Bisso, prima tappezzieri poi librai e infine ristoratori, trova una casa presso la Libreria Dante

Negli anni ’90 la mia famiglia, dopo una profonda crisi, si rinnova: prima la mamma e poi papà diventano ristoratori, si appassionano e coinvolgono me e mio fratello nella nuova avventura, portando un pezzo del salotto di casa Bisso al ristorante Santandrea in Vuccirìa.
Nel bel mezzo d’una cena a casa di Roberto, era il 2 gennaio 2014, tramite un ospite vengo a conoscenza della possibilità da parte del proprietario sig. Pustorino di cedere i locali dell’ormai ex Libreria Dante chiusa dal 2012. Da lì a un mese avevo già chiuso l’accordo con la proprietà, avevo trovato la location per realizzare il mio progetto.
La storia della famiglia Bisso, prima tappezzieri poi librai e infine ristoratori, trova una casa presso la Libreria Dante che porta in sé una storia analoga, da caffè ottocentesco a librerie novecentesche.

Il bisso è un pregiato tessuto ottenuto dalla filatura della pinna nobilis usato per confezionare capispalla e altri indumenti di pregio delle famiglie reali.
In passato i cognomi indicavano la maestranza e l’estrazione sociale, chi filava il bisso era un artigiano specializzato,
Noi diveniamo ristoratori, siamo a Palermo città di mare, Bisso è il mio cognome che porta in sé la mia storia e le sue articolazioni; per questo la scelta del nome non poteva che essere Bisso Bistrot.

I Quattro Canti si illuminano di nuovo, quella luce nel cuore di Palermo e nel cuore delle persone, riprende vita

I fatti che colpirono il ristorante di famiglia sono cronaca – ahimé! – dopo l’ennesimo e vile attacco subìto il 18 marzo 2015 al Santandrea, decidiamo di chiudere il ristorante, dopo 22 anni di resistenza e denunce; lo Stato non era in grado di garantire la sicurezza del nostro personale e dell’esercizio commerciale, mentre la rete di Addiopizzo ci ha supportato in ogni momento difficile con gran cuore e impegno, una scorta civica indispensabile.
Il 26 marzo 2015, Bisso Bistrot apre in anticipo e in modalità base.
Il giorno dell’inaugurazione si stimano quasi 2000 presenze, una festa per la città prima e dopo per me e i miei familiari, i Quattro Canti si illuminano di nuovo, la libreria che nelle sue varie gestioni ha sempre tenuto accesa quella luce nel cuore di Palermo e nel cuore delle persone, riprende vita.

PRENOTAZIONI

Via Maqueda, 172A
90134 Palermo
tel. +39 328 131 4595

ORARIO

Dal lunedì alla domenica
dalle 9:00 alle 24:00

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